LA NEUROMODULAZIONE ACUSTICA CONDIZIONATA (CAN)
Un ulteriore passo avanti nella terapia del suono è rappresentato dalla neuromodulazione Acustuca Condizionata che allo stato attuale rappresenta una nuova frontiera terapeutica.
Ma quali sono i principi scientifici della Neuromodulazione Acustica condizionata?
L’acufene come abbiamo detto in precedenza, è spesso generato da una lesione del sistema uditivo periferico. Come risposta al deficit periferico, nel sistema nervoso centrale avvengono modificazioni strutturali a differenti livelli, sino alla corteccia uditiva.
Ad esempio, la Risonanza Magnetica Funzionale documenta un marcato ampliamento delle aree di corteccia che rispondono a stimoli acustici di frequenza simile a quella dell’acufene lamentato dal paziente. Ciò è dovuto alla generazione di nuovi contatti elettrici (sinapsi) fra cellule nervose vicine che moltiplicano così i contatti e gli scambi di informazioni.
Con la ripetizione dello stimolo, in questo caso l’acufene, alcune connessioni si potenziano, a discapito di altre, per favorire il passaggio dell’informazione principale. Questo è il meccanismo fondamentale dell’apprendimento cerebrale. In generale tali modificazioni sono un esempio di quella che è oggi considerata la “plasticità” del sistema nervoso centrale. L’allargata rappresentazione cerebrale della frequenza dell’acufene indica che il cervello ha imparato ad ascoltare questo suono disturbante. In genere la percezione dell’acufene tende a persistere anche una volta rimossa la sede originaria del danno uditivo, come accade dopo un intervento di neurectomia acustica. Per tali ragioni si ritiene oggi che l’acufene, pur innescato da un danno periferico, sia mantenuto dalle modificazioni cerebrali ad esso conseguenti.
L’obiettivo della Neuromodulazione Acustica Condizionata è quello di allenare il cervello nei confronti di segnali acustici esterni con finalità terapeutica. Se la frequenza di questi segnali è simile, ma non sovrapponibile, a quella dell’acufene, la corteccia cerebrale allenata entra in competizione con le aree stimolate dalla costante presenza dell’acufene sottraendo a questo il substrato sinaptico patologico.
In alcuni esperimenti è dimostrato che la stimolazione elettrica della corteccia è in grado di produrre un’utile neuromodulazione contro l’acufene. Tuttavia la stimolazione elettrica corticale è una procedura invasiva che differisce profondamente dalla naturale stimolazione acustica.
I segnali acustici neuromodulanti sono rappresentati dalla miscela di suoni i cui picchi frequenziali sono adiacenti a quello dell’acufene.
Studi di neuropsicologia dimostrano che con l’allenamento è possibile incrementare con rapidità l’area di risposta corticale a uno stimolo acustico. L’ascolto condizionato, con “rinforzo” positivo, sembra in grado di accelerare gli arrangiamenti plastici che avvengono all’interno del sistema nervoso centrale. L’ascolto dei segnali acustici, pur di conveniente durata, non è tuttavia passivo ma ne richiede il riconoscimento seguito da un “rinforzo” della risposta. Il condizionamento riduce drasticamente il tempo necessario per l’apprendimento dello stimolo. Al posto di lunghe ore di ascolto al paziente necessitano così solo alcuni minuti di esercitazione ogni giorno per ottenere significativi risultati clinici.
L’iter terapeutico base prevede l’ascolto di esercizi attivi della durata di 15 minuti da effettuarsi una volta al giorno per 80 giorni terapeutici, il dispositivo che gestisce l’intero iter eraga oltre agli esercizi di neuromodulazione Acustca Condizionata anche esercizi di sound terapy classica, musiche frattali e un counseling informativo giornaliero.